La Columbia cede e paga. Colpo alla cultura woke

Scritto il 25/07/2025
da Francesco Giubilei

Multa di 200 milioni e via settanta studenti dopo le proteste pro-Pal

La notizia che arriva dagli Stati Uniti è destinata a segnare una svolta nel mondo universitario americano e rappresenta un duro colpo per la cultura woke; la Columbia University di New York ha infatti raggiunto un accordo con l'amministrazione Trump accettando di pagare una multa da 200 milioni ed ha espulso una settantina di studenti che avevano partecipato a una manifestazione per la Palestina lo scorso maggio. La sanzione deriva dall'accusa del governo federale di aver violato le leggi anti discriminazione nei confronti degli studenti ebrei e prevede anche il pagamento di 21 milioni di dollari ai propri dipendenti ebrei che sono stati illecitamente presi di mira e attaccati.

Negli ultimi anni la Columbia è stata uno dei simboli della deriva woke delle università americane promuovendo la cancel culture, la critical race theory, l'ideologia gender, gli insegnamenti sulla decolonizzazione e un'insieme di posizioni definite da più parti come la "tirannia delle minoranze". Il contrasto a questo modello è uno dei temi identitari di Trump che, non a caso, ha definito "storico" l'accordo raggiunto con la Columbia. Il presidente ha inoltre aggiunto che l'ateneo si è impegnato a "porre fine alla ridicola politica di diversità e inclusione" ammettendo gli studenti "esclusivamente in base al merito". Lo scorso marzo la sua amministrazione aveva cancellato all'università newyorkese sovvenzioni e contratti per un valore di circa 400 milioni di dollari proprio a causa degli episodi avvenuti contro gli studenti ebrei. Già in quell'occasione la Columbia aveva annunciato nuove regole vietando ai manifestanti di usare le mascherine per proteggere la propria identità, consentendo alla polizia l'ingresso nel campus e promettendo una riforma al proprio dipartimento di studi ma la nuova decisione ha tutt'altro valore. Il presidente ad interim dell'università Claire Shipman ha spiegato che "questo accordo segna un importante passo avanti dopo un periodo di continuo controllo federale e incertezza istituzionale".

Continua invece il braccio di ferro tra l'amministrazione Trump e Harvard con il Dipartimento di Stato che ha aperto un'indagine sull'adesione dell'ateneo a un programma governativo per i visti a studenti e professori stranieri mentre è iniziato questa settimana il processo per decidere se il taglio del finanziamento federale di 2 miliardi per non aver fatto abbastanza per combattere l'antisemitismo è legittimo.