L’Italia deve seguire la Francia. Questa la linea della sinistra, salita immediatamente sul carro di Emmanuel Macron dopo l’annuncio del presidente transalpino di riconoscere la Palestina come Stato. Pd, M5s, Avs e +Europa sono in pressing sul governo e in particolare sul ministro degli Esteri Antonio Tajani, reo di non assumere una posizione “chiara e coraggiosa” come quella di Parigi. Ma il governo tiene la barra dritta, mettendo da parte le polemiche strumentali.
"L'Italia è per la soluzione due popoli e due Stati” ha ricordato Tajani: “Ma il riconoscimento del nuovo stato palestinese deve avvenire in contemporanea con il riconoscimento da parte loro dello Stato di Israele". Tranchant la Lega in una nota: “Riconoscimento dello stato palestinese? Prima il rilascio di tutti gli ostaggi e lo scioglimento del gruppo terrorista islamico di Hamas”. Sul tema è intervenuto anche il presidente della Camera Lorenzo Fontana. "La domanda che mi facevo era se aiuta a risolvere o ad aggravare" la sua analisi: "Da un lato può aiutare a depotenziare Hamas. Dall'altro il rischio è che Israele, sentendosi accerchiata, possa reagire. La cosa non mi vede contrario, però non so se si risolve il conflitto".
Come anticipato, la sinistra prova a dare segnali di vita e di unità. "Dobbiamo ottenere che anche il nostro Paese riconosca pienamente lo stato di Palestina. Un passo necessario per ricostruire il percorso di pace in Medio Oriente" la posizione della segretaria dem Elly Schlein, condivisa dai (presunti) alleati Giuseppe Conte, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. Così sui social il leader pentastellato: "E l'Italia? Mentre Salvini prende premi per l'amicizia con Israele, Meloni si rifiuta di sospendere il memorandum d'intesa militare con il governo criminale di Israele e oggi sulla stampa leggiamo inquietanti notizie di nuovi contatti tra vertici militari di Roma e Tel Aviv, di nuovi piani di cooperazione militare su cui il governo dovrà fornire chiarimenti. Che vergogna nazionale".
Il dibattito in Europa è rovente, anche perché la proposta è arrivata da uno dei Paesi più influenti dell’Occidente, nonché membro del Consiglio di Sicurezza Onu, senza dimenticare che la Spagna del socialista Sanchez ha già celebrato il riconoscimento. Oltre 148 Stati, in gran parte del Sud globale, hanno già riconosciuto la Palestina, ma tra i Paesi europei solo una minoranza ha fatto lo stesso. Una frenata è arrivata anche da Londra. Il governo laburista ha infatti optato per la cautela sul riconoscimento formale dello Stato palestinese. Il ministro Peter Kyle ha assicurato che il Regno Unito resta impegnato a riconoscere la Palestina, ma non s’è sbilanciato su alcuna scadenza temporale. Sulla stessa lunghezza d’onda Berlino. "Il governo federale tedesco non ha intenzione di riconoscere uno Stato palestinese nel breve termine": è quanto ha dichiarato il portavoce del governo Stefan Kornelius.